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aprile 12, 2012

Se Heidi perde la pazienza

Aspettare che passi.

… perché quando si è nel pieno di una fase di cambiamento [e se in questa fase di cambiamento ci sei dentro fino a sentirti sommersa, confusa e inerme] non puoi fare niente.
Trascorri le giornate in attesa di un segnale, di un aiuto da parte di una persona cara che ti conosce bene, attendi una parola di conforto.

E anche se tutto dipende da me io non sono ancora pronta. Ho pensato tante volte di scrivere per consolazione, ma non sapevo come farlo. Le parole non erano mai abbastanza. Il peso che sento non riesco a sconfiggerlo e mi sembra di lottare contro qualcosa che non ha una soluzione.
Mi accorgo che l’unica decisione sensata che potrei prendere in questo momento è quella di andarmene e lasciar perdere.

… perché non si può lavorare nove ore al giorno con persone che si mettono in competizione con te solo perché hai una laurea e un cervello migliore di quello che hanno loro. Non si può lavorare con persone che ogni giorno hanno un carattere diverso, un pensiero completamente opposto a quello del giorno prima, con chi sfoga le proprie frustrazioni sugli altri perché appaiono sereni ed equilibrati.
Si tratta di una lotta contro il tempo e mi chiedo quanto resisterò.
E non è colpa mia se ho costruito tante belle cose, se le persone mi vogliono bene. Questo non può essere un peso. Non è una colpa essere amata e stimata. Sono stanca di sentire commenti cinici e invidiosi sul mio stile di vita, così come sono stanca di essere sgridata per qualcosa che non ho fatto. Sono stanca di stare a contatto con gente che parla sempre degli altri senza farsi un esame di coscienza, con gente ottusa che crede di avere una posizione ed è convinta di poter esercitare su di me un qualsiasi potere. Non ho studiato per farmi zittire e comandare a bacchetta come se fossimo ai tempi del fascismo, non sono obbligata a stare in silenzio.

Non sono più capace di stare a contatto con persone mediocri e superficiali che sfogano la loro insoddisfazione su di me. Non sono più capace di andare avanti e stringere i denti con il sorriso.
Di ascoltare in silenzio.
Di fare spallucce alle provocazioni.
Di doverla pensare per forza come gli altri.

La mia vita la vivo diversamente e non voglio confondermi con certi meccanismi malsani. Non ho più voglia di essere chiamata Heidi da persone che non sanno nulla di me.
È arrivata l’ora di tirarsela.